I vetri stratificati antiproiettile (UNI EN 1063) sono concepiti per resistere ad un determinato numero di impatti di pallottole di armi da fuoco usando, per la classificazione, munizioni di diverso tipo. Il livello di protezione dipende dallo spessore del vetro e dai polimeri utilizzati nella composizione del vetro stratificato (applicazioni: banche, uffici postali, commissariati di polizia, gioiellerie….).
Sebbene l’energia sviluppata dall’impatto di un proiettile possa essere calcolata e si possa progettare un vetro che resista ad una particolare combinazione arma/pallottola, il modo per valutare la prestazione antiproiettile è quello di procedere ad un test sperimentale. Questi test sono stati sviluppati in varie parti del mondo e sono tutti leggermente differenti, anche se il principio base è a grandi linee lo stesso.
Nella comunità europea – UE i vetri vengono testati e classificati secondo le prescrizioni della UNI EN 1063 “Vetro per edilizia – Vetrate di sicurezza – Classificazione e prove di resistenza ai proiettili”.
Specifiche di prova
I test richiedono campioni di una particolare misura ed armi e munizioni specifiche selezionate come rappresentative per una particolare categoria di armi da fuoco. Le normative definiscono anche le modalità di prova (ad esempio numero di colpi per ogni campione e dove devono essere diretti). Per ottenere la ripetibilità nei test, le armi scelte possono essere modificate e le munizioni usate attentamente selezionate o trattate in modo da raggiungere un particolare peso ed una particolare velocità d’impatto entro certe tolleranze.
Le armi selezionate per i test variano da comuni pistole di varia potenza a fucili militari e da caccia. La definizione della potenza delle armi rappresenta la base per il sistema di classificazione secondo il quale i vetri antiproiettile vengono testati.
Il criterio di classificazione si fonda su due caratteristiche principali. La prima: il vetro non deve lasciar passare il proiettile. D’altro canto l’impatto col proiettile può far staccare delle schegge di vetro dal lato opposto della lastra, le quali possono essere proiettate con una forza considerevole e provocare ferite a persone poste in prossimità del vetro. La seconda: è definita dalla natura dei frammenti proiettati dalla faccia opposta del vetro. Esso definisce due categorie:
Un metodo per limitare i frammenti consiste nell’utilizzare come ultima lastra uno strato di vetro molto sottile. Qualora questo si rompa e tenda a staccarsi, il suo peso ridotto consente alla forza di adesione del polimero di impedire il distacco e mantenerlo in posizione.
Le prestazioni di un vetro anti scheggia (NS) possono essere ottenute utilizzando come ultimo strato o lastre di policarbonato o pellicole poliuretaniche ad alte prestazioni (tipo Sphallshied).
La normativa europea EN 1063 “Classificazione e prove di resistenza ai proiettili” considera che vengano esplosi contro il campione di vetro, di dimensioni 500 x 500 mm, tre colpi ai vertici di un triangolo equilatero di 100 mm di lato. Un foglio testimone in alluminio consente di classificare con la sigla “NS” il vetro antiproiettile anti schegge e come “S” l’antiproiettile semplice.
Le 9 classi di appartenenza dipendono dal tipo di arma utilizzata in combinazione al proiettile e alla velocità dello stesso.
Installazione
L’installazione di un vetro antiproiettile richiede che anche il telaio sia resistente allo stesso modo alle armi da fuoco: sebbene ciò appaia ovvio, viene talvolta trascurato.
Bisogna inoltre evitare che si possano creare con facilità aperture attraverso le quali la protezione antiproiettile possa essere bypassata.
I vetri antiproiettile dovrebbero essere preferibilmente montati con tutti i lati protetti da robusti ferma vetro che non devono poter essere rimossi con una leva creando una fessura, così come gli elementi di sostegno non devono essere accessibili all’aggressore.