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vetri anticrimine

ANTIFERITA E ANTICADUTA

 

I vetri stratificati di sicurezza (UNI EN ISO 12543 – UNI EN 12600) consentono diversi livelli di protezione delle persone grazie agli intercalari plastici come polivinilbutirrale (PVB), polivinilbutirrali rinforzati (Solutia DG41, Trosifol ES), ionoplastici (Sentryglas), etilvinilacetato con polimerizzazione 3D (Evasafe Bridgestone). Lo scopo di un vetro anti ferita o anti caduta è evitare che le schegge si stacchino dalla lastra (protezione anti infortunio) o che un corpo umano possa passare attraverso il vetro (protezione anti-caduta nel vuoto). Il livello di protezione dipende dal tipo di sandwich prodotto tra vetro e materiali plastici e loro adesione. Fondamentali sono numero, spessore e tipologia degli intercalari utilizzati nella composizione del vetro stratificato. I vetri stratificati utilizzati come parapetti devono avere caratteristiche di resistenza superiori ai vetri anti ferita e devono essere in grado, in caso di urto accidentale, di trattenere una persona evitandone la caduta nel vuoto. I vetri anti caduta sono utilizzati per parapetti di balconi, terrazze, scale interne ed esterne, sotto finestre, protezioni per ascensori e montacarichi e per tutte quelle applicazioni che prevedono l’utilizzo di un vetro a quota inferiore a 100 cm dal piano di calpestio e con il pericolo, in caso di rottura, di caduta nel vuoto. Inoltre, i vetri anti caduta sono utilizzati come vetri esterni in ambienti adibiti ad attività sportive o ricreative, asili, scuole, istituti, università, ospedali, case di cura, centri benessere, vetrine di negozi, pareti di centri commerciali, ripari vetrati per fermate di autobus o metropolitane.

Questa tipologia di vetri deve essere classificata secondo le prescrizioni della UNI EN 12600 dove si assegnano le seguenti classi minime:

    • Vetri anti ferita classe minima 2B2 – UNI EN 12600;
    • Vetri anticaduta classe minima 1B1 – UNI EN 12600.

Prevenzione degli infortuni

Quando si parla di impatto umano contro una vetrata, il carico da considerare è quello che una persona può sviluppare involontariamente in un urto accidentale con la lastra. Proprio l’accezione del termine “accidentale” rende complesso quantificare il carico che va considerato.

Le variabili in relazione con questa possibilità sono le seguenti:

    • Altezza e peso dell’individuo;
    • Parte del corpo che impatta contro la lastra (mano, gamba, testa, busto, e relativa durezza);
    • Velocità con cui il corpo colpisce la lastra;
    • Angolo dì impatto, ad esempio 90° (normale al vetro) o 5° (di striscio rispetto alla superficie).

L’unica conclusione certa che se ne trae è che l’impatto è relativo ad un corpo semi rigido che agisce su un’area relativamente ridotta. La durata dell’azione del carico dovrebbe essere breve anche se di difficile quantificazione. In tanti anni è stata raccolta una quantità considerevole di dati relativi alla sicurezza umana e le analisi hanno fornito informazioni su:

    • Età e sesso di chi viene coinvolto negli incidenti;
    • Il tipo e la posizione delle vetrate che hanno provocato l’infortunio.

Questo ha portato a determinare una quantificazione dell’energia sviluppata in un incidente del genere. La normativa europea di riferimento per la classificazione dei vetri di sicurezza è la EN 12600, per la cui trattazione rimandiamo al capitolo 6 relativo ai risvolti normativi.